Il cuore dell'uragano. Lettera a un ministro dell'istruzione sulla scuola che meritiamo by Alfredo Palomba

Il cuore dell'uragano. Lettera a un ministro dell'istruzione sulla scuola che meritiamo by Alfredo Palomba

autore:Alfredo Palomba [Palomba, Alfredo]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2024-08-28T13:20:31+00:00


“Voleva la plastica per sé”, ovvero: la scuola è un sistema che si autocorregge?

Trovare la quadra. “Risolvere i problemi.” Elaborare formule precotte buone per gli spot elettorali o per la letteratura da salotto televisivo. Quanto si gira, intorno alla chimera delle soluzioni. Si scrivono saggi, pamphlet, perfino narrativa – brutta narrativa, sovente – per indicare “le soluzioni”. E invece, se provo a tirare le fila, mi ritrovo con in mano un pugno di mosche: capace soltanto di rimarcare la conclusione più ovvia di tutte a me stesso e a te, lettore, che mi hai seguito fin qui con forse eccessiva fiducia e ora aggrotti le sopracciglia. E cioè che stiamo parlando di un organismo troppo complesso, la scuola, per essere fotografato in maniera netta, senza sfocature, a maggior ragione per chi lo guarda da dentro e sopravvive tra le sue pieghe e le sue piaghe.

In un vecchio monologo, lo stand-up comedian George Carlin faceva ipotesi caustiche sul nostro affannarci per l’inquinamento da sovrabbondanza di plastica. Il refrain contemporaneo “salvare il pianeta” sarebbe, per Carlin, un’eclatante dichiarazione di arroganza umana: “Salvare il pianeta? – recita il comico – Ma se non sappiamo nemmeno ancora prenderci cura di noi stessi! Non sappiamo prenderci cura l’uno dell’altro e dobbiamo salvare il cazzo di pianeta?”, abbaia al pubblico che un po’ ride, un po’ applaude, un po’ fischia; poco più avanti, Carlin afferma che la Terra è un sistema che si autocorregge e che il nostro percepirci come una minaccia è ridicola: non sarà certo la Terra a sparire, a causa dell’uomo. Semmai l’uomo sparirà a causa dell’uomo. “Il pianeta starà qui per tanto, tanto tempo dopo che ce ne saremo andati. E si curerà, si ripulirà, perché è ciò che fa: è un sistema che si corregge da sé.” Per quanto riguarda la plastica, la Terra non ci farà nemmeno caso, limitandosi a incorporarla in un nuovo paradigma: “The Earth plus plastic”, chiosa sornione Carlin, concludendo con un geniale ribaltamento del punto di vista comune – che poi è ciò che la grande comicità dovrebbe fare: “La Terra non condivide il nostro pregiudizio verso la plastica: la plastica proviene dalla Terra, la Terra probabilmente vede la plastica solo come un altro dei suoi figli! Potrebbe essere l’unico motivo per cui la Terra ha permesso che fossimo generati. Voleva la plastica per sé. Non sapeva come farla. Aveva bisogno di noi. Potrebbe essere la risposta all’antica domanda filosofica Perché siamo qui?”

L’ho presa larga ma, quando cerco di visualizzare la “scuola”, riflettendo sulla congerie stratificatissima e inscindibilmente interconnessa di relazioni, burocrazia, cultura, doveri, sentimenti che chiamiamo scuola, considerandola come fosse una monade, un tutto unico, non posso fare a meno di pensare allo sketch di George Carlin. Ho cioè la sensazione che, per certi versi, la scuola sia un’entità solo in parte controllata e controllabile, la quale, pur costituita e portata avanti da un numero finito di umani, abbia in sé qualcosa di sovrumano e imprevedibile, di autonomo che sfugge alla nostra volontà e al nostro potere.



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